martedì 28 giugno 2011

America e crisi greca

Bisognerebbe chiedersi per quale motivo l'America teme tanto la crisi greca.

In fondo è un piccolissimo paese da un punto di vista geografico, basta vedere dal mappamondo quasi scompare ed ancor più piccolo da un punto di vista economico.

E' un paese che non ha risorse, e nemmeno una economia sviluppata come il Giappone, quindi il suo peso è veramente irrisorio.

Cominciamo con il dire che la situazione greca porta con sè la credibilità dell' Unione Europea.
Allora la situazione vista in questi termini diventa cosa ben più importante e automaticamente anche la sopravvivenza dell' Euro è messa in discussione.

L'Unione Europea è stata un esperimento veramente unico nel suo genere e anche gli economisti che ne vedevano i limiti , hanno cercato di mettere in guardia sui possibili pericoli sono stati messi a tacere dall' egoismo della rappresentanza politica dei singoli governi.

E' il primo esempio nella storia in cui nasce prima la moneta e poi lo Stato.

E' sempre stato il contrario, cioè prima c'era la nascita di uno Stato, poi successivamente si batteva moneta.

Questa volta tutto è stato fatto a tavolino con la buona volontà dei padri fondatori,i quali credevano molto più di quanto non sia ora a questa idea.

Lo dimostra il fatto che nessun politico di nessun paese ha voluto cedere la sua calda poltrona per la nascita di unica nazione europea.

Il campanilismo parossistico che ha sempre caratterizzato l'Europa con la massima espressione del periodo storico dei Comuni in Italia, o dei clan in Scozia , continua anche ai nostri giorni.

Ci sono i Valloni e i Fiamminghi in Belgio,i Catalani e i Baschi in Spagna,i Padani della Lega in Italia tutti vorrebbero segmentare ancor di più quello che invece sarebbe da unire.

I vari nazionalismi si esprimono a tutti i livelli nel parlamento europeo dove è una lotta continua sulle cariche da assegnare (vedi esempio Draghi, Bini Smaghi).
Ma tutto ciò avviene anche per cariche di minor rilevanza.

Si potrebbe dire che l'Europa è ancora tutta da fare e che l'esperimento sia destinato al fallimento se le cose non prenderanno un' altra piega con una visione meno miope della situazione.

Tornando al quesito principale, la crisi del debito sovrano europeo e ora il tema è quello della Grecia ,per il mercato dei fondi comuni americani rappresenta una minaccia molto seria.
Ricordiamo che il sistema pensionistico americano è basato su i fondi pensione che gli americani stipulano sin dal loro primo impiego ed è per questo che la finanza americana è molto più sviluppata di quanto non sia in altri paesi.

Se per ipotesi la situazione dovesse degenerare con il default della Grecia e le maggiori banche si trovassero nell' impossibilità di rispettare i loro obblighi verso gli Usa, questo in un primo momento coinvolgerebbe anche i paesi europei limitrofi come Portogallo Irlanda Spagna e Italia , successivamente il contagio toccherebbe anche gli stati oltre l'Oceano Atlantico.

Il Parlamento greco oggi deciderà se approvare il piano di austerità con gli aiuti da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale.

Visto che l'economia è diventata veramente globale i problemi di un paese si concatenanano a quelli di un altro.

I fondi americani detengono la metà del loro asset di portafoglio con titoli delle banche europee, le quali a loro volta sono piene di tioli governativi dei vari paesi.
Alla fine del 2010,gli istituti avevano oltre $2.000 miliardi di prestiti verso i paesi area limitrofa Piigs (Grecia, Portogallo, Grecia, Spagna, Italia e Irlanda), e scadono nel 2011.
Da quì non si può tornare indietro.

Ecco perchè la gran quantità di liquidità immessa nel mercato dalla Fed, serve per mantenere in piedi questo gigante dai piedi d'argilla.

Bisogna solo sperare che tutto questo giochino , per ora rabbrecciato alla meglio, continui a reggere alle continue sollecitazioni dei terremoti e maremoti, ondulatori e sussultori in arrivo

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